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 Mia madre è il mio specchio. Piangeva coperta di pioggia e io non sapevo più dove proiettare i miei lineamenti. Non le ho chiesto nessun perché. Mi sembrava assolutamente normale quella sua disperazione bagnata. In un certo senso aveva della poesia in se quel suo esporsi. Assomigliava ad un personale museo decomposto quel profilo usurato e io assaggiandone la presenza l'amavo con furia.
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Mi sono chiesta trafiggendomi la vena dell'indice a cosa serve una madre. Ho disegnato un ventre deforme sul pavimento coperto di pipistrelli dalle ali rampicanti.
Ho appoggiato la guancia sulle linee tracciate sentendo un sottile abbandono risucchiarmi all'interno. C'era musica da carillon piena di nausea. C'erano bambine di carta dal viso diviso a metà. C'erano madri con il fuoco negli occhi e suicidi perfetti come panna montata.
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Sono dappertutto le sue lacrime. Le mie stanze sono decorate da gocce perdute. Credo rimarrano dove sono per l'eternità . Quando me ne andrò non lascerò che lacrime di una madre in visita.
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